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Libertad per i prigionieri politici lunga detenzione
La commissione per un SRI ha lanciato una campagna politica per i rivoluzionari che a causa della loro identità rivoluzionaria restano in carcere perchè rifiutano di abiurare la loro identità di rivoluzionari. Il compagno spagnolo Moreno è uno di questi. Ecco la sua biografia politica.
Jaime Simón Quintela «Moreno» Prigioniero politico dei GRAPO
Nato a Vigo (Galizia, Spagna) il 22 giugno del 1960, Jaime Simón Quintela (nome di battaglia Moreno) ha passato la metà dei suoi 50 anni in galera.
Figlio di un ferroviere, é il secondo di quattro fratelli ed ha trascorso l’infanzia in un quartiere popolare , El Calvario, una delle molte zone operaie di Vigo.
La sua infanzia trascorre in questa città, va a scuola dalle suore e fa il chierichetto in parrocchia, sino a quando il parroco lo allontana perché, insieme ad altri ragazzini, “rubavano” le immagini e le vendevano (la fame aguzza l’ingegno…) .
Quando Jaime ha otto anni la famiglia si trasferisce a Madrid ma tutti gli anni tornano a Vigo per le vacanze estive e Jaime, durante le ferie, lavora.
Al termine della scuola dell’obbligo il padre lo costringe a proporsi come volontario in Marina, ma non viene accettato perché minorenne. Il padre, tuttavia, non si arrende: se Jaime non può entrare in Marina, che almeno faccia “carriera” in Ferrovia. Jaime però non approva i piani del padre circa il suo futuro: il suo più grande desiderio é tornare a Vigo e lavorare nei cantieri navali, cosa che si realizzerà nel 1976.
Lí si svegliano le inquietudini politico-sociali di Jaime: dapprima si iscrive al sindacato nazionalista, poi inizia a militare nella A.C.P.G., l’Associazione per la libertà dei Prigionieri Politici l’A.C.P.G. era la AFAPP della Galizia). Più tardi abbandona il sindacato e si dedica in pieno alla solidarietà con i prigionieri politici perché alcuni suoi amici vengono messi in galera a causa della loro attività rivoluzionaria. Contemporaneamente, frequenta circoli operai e si avvicina al Partido Comunista de España (recostituido).
Nei cantieri navali questa sua simpatia é nota, per cui gli si preclude ogni possibilità di carriera.
Poco più che diciottenne, si sposa. Già dall’inizio la vita della nuova famiglia è tuttaltro che facile: pochi mesi dopo il matrimonio Rosalia (la moglie di Jaime) viene licenziata per cui la coppia è costretta ad andare a vivere con i genitori di lei.
La fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta vede un intenso lavoro a favore dei prigionieri politici: lo sciopero della fame intrapreso dai prigionieri del PCE(r) e dei GRAPO provoca la morta di Juan José Crespo Galende. Nelle fabbriche, nei mercati e nelle strade di Vigo le manifestazioni in appoggio dei prigionieri sono quotidiane, così come gli scontri con la polizia. Si organizzano viaggi in bus al carcere di Zamora e si fanno presidi sotto il carcere; i familiari occupano la chiesa di Santiago: sono fatti sloggiare e continuano la protesta nella sede della Croce Rossa. Alla fine i prigionieri e il movimento di solidarietà hanno la meglio sulla politiac di sterminio messa in pratica dalla ormai estinta UCD e dopo alcuni mesi i prigionieri vengono messi insieme nella prigione di Soria.
Un altro fatto che ha segnato profondamente la vita di Jaime é stato l’assassinio, nelle strade di Madrid, del dirigente comunista Abelardo Collazo Araujo. Jaime aveva conosciuto Abelardo qualche mese prima, quando questi era fuggito dal carcere di Zamora e prima che tornasse in clandestinità. Quando Collazo è stato barbaramente assassinato (lo hanno colpito alla spalle) era insieme ad un altro compagno di Vigo, José Luis Fernández González: quest’ultimo viene colpito da alcuni proiettili e, sebbene paralizzato, viene messo in galera. La A.C.P.G. lancia un’intensa campagna per la sua libertà e José Luis viene alla fine rilasciato (a tutt’oggi è costretto su una sedia a rotelle).
Nel 1982 Jaime, con la famiglia aumentata dalla nascita di due figli, resta senza lavoro. Stanco di continuare a vivere in questa situazione, costretto a vivere alle spalle della sua famiglia d’origine e a casa degli suoceri, Jaime si rende conto che per risolvere la situazione bisogna rovesciare il sistema. Nel gennaio del 1984 si unisce alla lotta clandestina contro il regime fascista e inizia a militare nei GRAPO. Dopo un anno di attività guerrigliera, il 19 gennaio del 1985 è arrestato e dapprima rinchiuso nella tristemente famosa carcere di Carabanchel (Madrid). E’ stato poi trasferito a Soria, carcere in cui erano stati riunificati tutti i prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO, dopo un lunghissimo sciopero della fame, realizzato alla fine degli anni Settanta. A Soria i prigionieri avevano fondato la Comuna Carlos Marx, dove lavoravano e studiavano insieme, cosa che è durata solo sino al 1987, quando i “GALosos” al governo hanno messo in pratica la politica della dispersione. Da lì Moreno è stato prima trasferito a Badajoz, da cui è stato allontanato perché aveva difeso un prigioniero sociale, denunciando il funzionario che lo aveva brutalmente picchiato, poi a Puerto II, dove è stato sottoposto ad un duro e costante regime di sterminio, e infine, nel febbraio del 2002, a Siviglia.
Moreno ha da tempo finito gli anni di galera cui era stato condannato: avrebbe dovuto essere messo in libertà nel gennaio del 2006 ma, come a molti altri prigionieri politici, gli è stata applicata la cosiddetta “doctrina Parot” e, nonostante Moreno sia stato processato e condannato in base al vecchio codice e quindi quando la Doctrina Parot non era ancora in vigore, sarà costretto a restare in carcere … a tempo indeterminato. La Doctrina Parot è una legge approvata nel 2006 in base alla quale non é più possibile applicare ai detenuti i cosiddetti “benefici” (ogni xxx anni di galera venivano detratti dalla pena xxx giorni; altri benefici derivavano dagli studi, dal lavoro, ecc. ). Le leggi sono notoriamente ritnute in vigore ed applicate dal giorno in cui sono emanate ma, nel caso dei prigionieri politici, molte cose, tra cui la Doctrina Parot, diventano pura teoria. Insomma: ai prigionieri politici questa legge viene applicata retroattivamente e quindi restano in carcere per un numero indeterminato di anni (in teoria dovrebbe trattarsi di “solo” (sic) trenta anni, ma nello Stato spagnolo tutto è possibile, anche che i 30 anni si raddoppino…).
Moreno si trova sottoposto al regime di FIES, il regime di massima severità. Il compagno da sette anni si trova nel carcere di Siviglia, a circa 1.000 chilometri dal luogo di residenza della sua famiglia e di tutti i suoi amici. Nonostante i numerosi anni di carcere continua ad essere in assoluto isolamento e quindi gli viene applicata la censura sulla corrispondenza che è limitata a un paio di lettere a settimana, sia in arrivo che in partenza e che viene consegnata dopo almeno tre mesi, salvo quando per “ragioni di sicurezza” viene sequestrata. Può telefonare solo ai familiari stretti, per una durata di 5 minuti a settimana e la conversazione viene ascoltata e registrata e, se ciò che viene detto non garba ai carcerieri, viene persino interrotta.
Da sempre, partecipa attivamente alle lotte dei prigionieri, resistendo alle torture fisiche ma anche a quelle psicologiche.
Per il suo anno di attività armata rivoluzionaria Moreno é stato sottoposto a ogni genere di angheria.
Da ciascuno di noi, dalla nostra capacità e dal nostro impegno di lotta, dipendono la libertà di Moreno, di Marco, di Mumia, di George e di tutti gli altri prigionieri politici.