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Solidarietà ai rivoluzionari prigionieri in India
Ogni anno in India lo Stato celebra, il 15 agosto, la festa dell’indipendenza dal colonialismo britannico, ottenuta nel 1947.
Ma per il movimento rivoluzionario in India questa data, lungi dal rappresentare una festa, è invece un’ occasione per rilanciare la lotta contro lo Stato ed il capitalismo indiani, anche a livello internazionale. Di conseguenza, anche il 15 agosto di quest’anno, il movimento rivoluzionario in India ha lanciato un appello affinché, nei suoi confronti, la solidarietà si esprima in ogni forma possibile.
L’india è diventata una potenza capitalista a tutti gli effetti (entrando tra i primi 10 Paesi al mondo per crescita del Prodotto Interno Lordo e registrando nel 2013 un PIL del 5,0%) e viene sostenuta in particolare dagli imperialismi USA, UE e da quello giapponese. I livelli di sfruttamento, devastazione, miseria e diseguaglianze sociali sono altissimi (i 2/5 della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, circa 480 milioni di persone!) ma le masse proletarie delle campagne e delle città non restano a guardare: si organizzano e lottano in varie forme, spesso le più dure. Sono migliaia i lavoratori che danno vita a centinaia di lotte le quali, in alcuni casi, culminano in attacchi a sbirri e soldati, saccheggi di aziende e sequestri di padroni che spesso si concludono con l’eliminazione fisica degli stessi.
Il livello più alto dello scontro viene assunto dalla Guerra Popolare Prolungata (GPP), diretta dal Partito Comunista dell’India (Maoista), clandestino. Il Partito è nato dall’unificazione, nel settembre 2004, tra il Partito Comunista dell’India (Marxista-Leninista) ed il Centro Comunista Maoista dell’India, le due principali organizzazioni che praticavano la lotta armata. Un successivo ed importante sviluppo per il rafforzamento del Partito e della GPP è avvenuto, nel maggio 2014, con la fusione del Partito Comunista dell’India (Marxista-Leninista) Naxalbari nel Partito Comunista dell’India (Maoista).
Il radicamento del Partito Comunista dell’India (Maoista) e dell’Esercito del Popolo è forte soprattutto nelle campagne, ma negli ultimi anni si sta sviluppando anche nelle città, con lotte in alcune fabbriche e in alcune università.
La dimensione della GPP è tale da aver permesso all’Esercito del Popolo di controllare vaste aree di territorio, nelle quali si esercita il “potere rosso”. Quotidianamente, infatti, i guerriglieri maoisti eseguono decine di azioni contro l’esercito, la polizia, i funzionari di governo e ai danni di infrastrutture strategiche del paese.
Lo Stato indiano cerca di arginare quest’ondata rivoluzionaria con vaste operazioni militari, che si abbattono sull’intera popolazione, uccidendo migliaia di contadini e di operai. La GPP è diventata una tale preoccupazione per l’imperialismo in genere che gli USA (insieme ad altri Stati) sostengono militarmente, finanziariamente e con servizi di intelligence la controrivoluzione. Uno degli esempi più significativi è l’«operazione Green Hunt», finalizzata a ristabilire il controllo dello Stato sulle zone in mano ai guerriglieri. La GPP sta facendo pagare un duro prezzo allo Stato indiano e all’imperialismo; a loro volta i guerriglieri pagano un pesante tributo in termini di morti, feriti, arresti: sono circa 10.000, infatti, i prigionieri politici (tra cui molti militanti del Partito Comunista dell’India (Maoista), dell’Esercito del Popolo e del movimento rivoluzionario in generale) condannati a pene lunghissime, costretti a subire condizioni detentive durissime e con la tortura all’ordine del giorno. Ma questi prigionieri non sono lasciati soli dal Partito, c’è un’ampia rete di organismi che li sostiene nella loro resistenza, tra cui uno dei principali è il Comitato per il rilascio dei prigionieri politici.
La GPP in India è una spina nel fianco per l’imperialismo perché, cosa che non trova altri riscontri nel panorama internazionale, si sviluppa in uno Stato che vive una fase di crescita capitalistica impetuosa, conferendo allo Stato indiano un ruolo rilevantissimo nello scacchiere mondiale: a maggior ragione se consideriamo che la GPP è presente anche in altri Paesi del sud est asiatico, tra cui le Filippine ed il Bangladesh, e in altri Stati come il Perù e la Turchia.
Il nemico che i guerriglieri comunisti combattono in India è lo stesso che in tutto il mondo produce sfruttamento, guerre, crisi, repressione, miseria e morte: il capitalismo nella sua fase più avanzata, ovvero l’imperialismo.
Consapevoli che questo nemico comune vada combattuto prima di tutto in “casa nostra”, riteniamo di fondamentale importanza far conoscere queste lotte rivoluzionarie, valorizzare il loro portato politico di classe e sviluppare la solidarietà verso i prigionieri politici in India.
Contro le barbarie dell’Imperialismo!
Viva la Guerra Popolare in India!
Solidarietà ai prigionieri politici dell’India e a tutti i rivoluzionari incarcerati nel mondo!
Collettivo Contro la Repressione per un Soccorso Rosso Internazionale (CCRSRI)
ccrsri.wordpress.com
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