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Creazione di un’Assemblea di Solidarietà (Grecia)
Con il testo seguente, , membro di , propone la creazione di un’Assemblea di solidarietà a sostegno di tutti i prigionieri politici e dei combattenti detenuti.
Il testo che segue è di Nikos Maziotis, membro di “Lotta Rivoluzionaria”. A un’assemblea aperta di anarchici/antiautoritari contro le specifiche condizioni detentive, Maziotis propone l’organizzazione di un’iniziativa in solidarietà con tutti i detenuti politici e i combattenti prigionieri. Contemporaneamente questo vuol essere un appello a tutti i compagni e amici dell’area anarchica/antiautoritaria a condividere e appoggiare questo impegno.
Fra breve saranno precisati data e luogo del primo incontro teso a sondare la possibilità di creare l’Assemblea di Solidarietà.
Il testo viene inviato a tutti i prigionieri politici e ai combattenti detenuti.
Compagni, amici, vi mando questo testo riguardante le prigioni di tipo C e la mia proposta di tenere un incontro sul tema della solidarietà.
Compagni, amici, l’approvazione delle prigioni di tipo C corrisponde a uno sviluppo atteso dell’attacco repressivo dello Stato contro le Organizzazioni Rivoluzionarie armate e contro l’azione diretta armata. Successivamente, le modifiche e riforme legislative susseguitesi in quasi 14 anni sono direttamente legate alle condizioni economiche e politiche, idonee per anni a livello internazionale, e altro non sono che “guerra al terrorismo” e riforme neoliberali per imporre la dittatura dei mercati sotto le direttive del capitale sovranazionale.
Come “Lotta Rivoluzionaria”, sin dall’inizio delle nostra attività nel 2003, penso che nei primi anni novanta, quando abbiamo cominciato il nostro lavoro, abbiamo svolto un’analisi opportuna delle condizioni economiche e politiche nel quadro della globalizzazione del sistema capitalista. Sia la “guerra contro il terrorismo” lanciata nel 2001 in seguito agli attacchi contro gli USA, sia le riforme neoliberali, condotte e designate dalla dittatura del capitale transnazionale, non sono solo le condizioni economiche e sociali intrinseche al carattere della globalizzazione. Pertanto il sistema, per imporre la dittatura dei mercati procede a una dura repressione in modo crescente, tendendo a divenire un sistema sempre più totalitario.
In Grecia, nello stesso anno [2001], l’economia si è aperta al capitale transnazionale dopo il cosiddetto scandalo del 1999. Nel 2002 si è compiuta l’integrazione del mercato azionario nell’EMU (Unione Economica e Monetaria in base al trattato di Maastricht, n.d.t.), nell’Eurozona. Quindi, non è un caso che nello stesso periodo, il 2001, lo Stato greco su richiesta di Europa occidentale e USA abbia introdotto la prima legge contro il terrorismo ad opera di Stathopoulos (ministro della giustizia). La legge è stata approvata su pressione di USA e Gran Bretagna e riguarda i membri delle organizzazioni rivoluzionarie armate e specialmente i … che all’epoca rappresentavano l’unica organizzazione guerrigliera attiva.
Provvedimento legislativo chiamato “legge contro il crimine organizzato”, con l’ovvio obiettivo di servire alle tattiche dello Stato, quali il tentativo di smantellare il carattere politico delle organizzazioni rivoluzionarie armate per spoliticizzarle e privarle di linguaggio e azione ideologici e presentarle come criminali comuni.
In base a questa legge sono stati accusati tutti i compagni processati, appartenenti alla “17 Novembre” e all’”ELA” (Lotta Popolare Rivoluzionaria, n.d.t.), rispettivamente nel 2003 e 2004.
Tuttavia, nonostante che questa legge colpisse membri di Organizzazioni Rivoluzionarie armate, lo Stato ora se ne serve per rafforzare la generale incriminazione degli illeciti, dato che si può condannare qualcuno con l’aggravante di “associazione criminale” o, falsamente, di “cospirazione”. E ciò ha contribuito a un moltiplicarsi delle condanne. Ma non si confonda la causa con l’effetto. La legge Stathopoulos, la prima legge anti-terrorismo, è stata creata innanzitutto per i membri delle organizzazioni rivoluzionarie armate, ma è stata generalizzata applicandola ai casi di criminalità organizzata.
Tre anni dopo, nel 2004, la legge Papaligoura, seconda legge anti-terrorismo, promulgata durante il governo di Karamanlis e Nuova Democrazia per chiarire la questione dopo aver parlato di “costruzione di una organizzazione terroristica” e di “atti di terrorismo” che “in un certo qual modo e misura rechino danno al Paese e ne distruggano le fondamentali strutture economiche e politiche costituzionali”. Nonostante che il sistema non riconosca nemici politici, la legge Papaligoura ammette l’esistenza e le attività di organizzazioni armate che minacciano le fondamentali strutture economiche e politiche costituzionali del Paese, portando elementi di realtà politica nell’azione. La stessa legge aggrava l’accusa di “direzione di un’organizzazione terrorista” sia per aumentare la pena contro gli accusati e condannati in quanto dirigenti o capi di “organizzazioni terroriste”, sia per confermare lo status secondo cui non esiste altra forma d’organizzazione sociale, salvo l’organizzazione gerarchica della società d’oggi dominata dal Capitale e dallo Stato. In base alla legge Papaligoura, votata su pressione degli USA alla vigilia dei Giochi olimpici nel 2004, si sono svolti tutti i processi contro le organizzazioni rivoluzionarie armate e contro “Lotta Rivoluzionaria”.
La legislazione sulle carceri di tipo C segna la coesione e la coerenza di entrambi i regolamenti anti-terrorismo attuati nel 2001 e nel 2004 e della legge che nel 2003 regola la collaborazione internazionale di polizia e magistratura fra Grecia, UE e USA nell’ambito dell’azione armata controrivoluzionaria. Questa legge colma una lacuna presente nella politica repressiva greca e ha come obiettivo quello d’allinearsi con UE e USA, perché in Europa e negli USA, a parte le leggi anti-terrorismo degli anni ’70 e ’80 quando molti Paesi affrontavano seri problemi per le azioni dirette delle Organizzazioni Rivoluzionarie armate, ci sono prigioni con regimi detentivi speciali imposti a membri di queste organizzazioni.
Lo stesso è successo precedentemente in Turchia nei primi anni 2000 dove sono state costruite prigioni di tipo F, dapprima per i membri delle Organizzazioni della Sinistra rivoluzionaria impegnati nella lotta armata. E tutti noi ci ricordiamo della lotta condotta dai prigionieri di quelle organizzazioni con uno sciopero della fame fino all’ultimo o di quelli che si sono dati fuoco per impedire il loro trasferimento nelle carceri di tipo F.
Abbiamo dovuto lasciar fare l’ovvio all’area anarchica e anti-autoritaria e considerare le questioni obiettivamente. Le prigioni di tipo C sono anzitutto create per gli accusati di lotta armata, sia che assumano la responsabilità politica della loro partecipazione in quelle organizzazioni, sia che contestino le accuse. E ciò non deriva dal fatto che in queste carceri saranno rinchiusi prigionieri di lunga pena e altri delinquenti condannati in base alla legge riguardante un’“associazione criminale”.
Le accuse sono rivolte contro compagni/e per la loro appartenenza a un’ “organizzazione terrorista” per “atti di terrorismo” che potrebbero recare danno alle fondamentali strutture economiche, politiche e costituzionali del Paese. Ora tali accuse sono dirette specialmente contro organizzazioni rivoluzionarie, a prescindere dal fatto che si tratti di compagni/e che respingono le accuse. Essere anarchico, almeno per ora, non è un aspetto sui generis.
Tuttavia, sia la legislazione anti-terrorismo, sia la prigione (Domokos) in cui intendono isolarci, sono un chiaro segnale dallo Stato per l’area anarchica/antiautoritaria e in generale per tutta la società. Che, chi sceglie la lotta armata come forma d’azione sarà perseguito penalmente e trattato da criminale e, se arrestato, subirà un regime speciale e sarà detenuto in carceri di tipo C. Perciò lo Stato è conscio del pericolo derivante dalla lotta armata, soprattutto nella situazione di crisi economica globale scoppiata nel 2008, quando il regime, il sistema politico ed economico hanno perso il consenso sociale di cui godevano prima della crisi e in presenza di queste condizioni la lotta armata è un fattore sovversivo e destabilizzante per il sistema. Questo regime ha ammesso fatti riguardanti “Lotta Rivoluzionaria”, di quando la prima volta, recentemente, è stato arrestato un anarchico accusato d’appartenere a “Lotta Rivoluzionaria”. Il PM, Vassilis Kikilias, ha collegato l’azione diretta o le minacce portate dalla nostra organizzazione con la destabilizzazione del sistema in un momento particolarmente delicato.
L’introduzione di carceri di tipo C è una conseguenza e rappresenta la continuità dell’attacco repressivo dello Stato contro militanti che hanno scelto la lotta armata, che lo Stato stesso intende spezzare isolando i membri delle organizzazioni rivoluzionarie armate e gli accusati di coinvolgimento in queste organizzazioni e degradandoli come entità politiche per strappare loro dichiarazioni e rinunce della lotta armata.
Mentre in Grecia le recenti riforme sulle prigioni di tipo C, le modifiche apportate al codice penale riguardano la lotta armata, in Italia non ci sono simili regole, salvo quella d’escludere la disponibilità a fornire informazioni per tutelare la posizione del prigioniero, ciò che qui si realizzerebbe più indirettamente. La permanenza in carceri di tipo C, secondo la legge per un minimo di 4 anni, porterà l’impenitente davanti al PM il quale stabilirà se la detenzione debba essere prolungata per altri 4 anni o meno. Il PM non deciderà solo in base alle azioni commesse, ma secondo il carattere e la personalità del prigioniero. Perciò è evidente che chi, impenitente, lotta continuamente in carcere è considerato un pericolo per la sicurezza e l’ordine pubblico e sarà detenuto per un periodo indefinito nelle prigioni di tipo C, fino al termine della pena.
La mobilitazione contro le prigioni di tipo C può essere solo una parte della solidarietà con tutti i prigionieri politici e i/le combattenti detenuti/e nelle carceri greche e nelle prigioni di tipo C. A prescindere dai vari casi, che i prigionieri politici si assumano la responsabilità d’aver partecipato alle organizzazioni cui appartengono o, accusati di essere coinvolti nelle organizzazioni guerrigliere, respingano gli addebiti o siano anarchici accusati d’aver compiuto rapine in banca.
Amici/e, compagni/e, proprio perché la mobilitazione contro le prigioni di tipo C può essere solo una parte della solidarietà verso tutti i prigionieri politici e i/le combattenti detenuti/e, propongo di trasformare l’Assemblea sulle prigioni di tipo C in un’iniziativa sulle carceri di tipo C, a sostegno di tutti i prigionieri politici e dei combattenti detenuti, non solo di quelli condannati per appartenenza a gruppi ribelli armati, ma anche compagni/e e amici/che sottoposti alla repressione dello Stato in seguito ad altre forme di lotta, manifestazioni, sit-in e scontri di piazza con la polizia.
È contraddittorio e paradossale mobilitarsi contro un tipo di prigione, se non si può anche essere solidali con i propri amici prigionieri. È una grave perdita politica il fatto che ci siano dozzine di prigionieri politici e di combattenti detenuti e non sia attuata nessuna iniziativa solidale. La solidarietà è una posizione politica e una linea di condotta. È un elemento chiave per un movimento o un’area politica che voglia avere carattere cinematico. Solidarietà significa che militanti prigionieri e forme di lotta da loro scelte, per cui sono detenuti, sono parte integrante della lotta comune, della lotta per la rivoluzione per l’Anarchia e per il Comunismo. Solidarietà vuol dire pensare che la lotta armata e la guerra di guerriglia sono parte della lotta e del movimento per la Rivoluzione Sociale. Chi non è d’accordo con questo principio, quindi, non può essere solidale verso i suoi amici e compagni prigionieri che sostengono come opzione la lotta armata.
Con ciò non s’intende che la solidarietà, l’area o il movimento non possano criticare le posizioni o le ragioni o le azioni delle organizzazioni rivoluzionarie armate, sempre che tali critiche siano fatte in buona fede, con argomenti puramente politici e non gettando fango e usando tracotanza e sputando sentenze. Infine, per dimostrare che “la solidarietà non è una carta d’identità”, è sincera e neppure una scusa per quelli che non sono d’accordo e condannano la lotta armata e la guerra di guerriglia, ma solamente hanno il coraggio politico di dichiarare molto apertamente e pubblicamente l’appoggio alla “solidarietà” selettiva per quelli che loro considerano innocenti e ne respingono le imputazioni, mentre volgono le spalle a chi fa la lotta armata e a chi si prende la responsabilità politica della propria partecipazione alle organizzazioni cui appartiene.
La solidarietà non è selettiva, perché altrimenti non è solidarietà. La solidarietà consta di metodi personali, amici, parenti o famigliari. Non significa distinzione fra innocenti e colpevoli, fra supposizione di organizzazioni o singoli. La solidarietà non fa distinzione fra prigionieri anarchici e comunisti, né ha un carattere nazionale. La solidarietà non è la separazione delle forme di lotta, la promozione del dipolo “lotta di massa o lotta armata”, “legalità o illegalità”, la separazione della lotta armata e del movimento o la linea di demarcazione fra “sezione dell’anarchia conflittuale ma non combattente” e “sezione anarchica armata”. Ribadisco che la solidarietà è caratterizzata da un unico criterio politico, secondo cui i prigionieri e le forme d’azione diretta da loro scelte, quali la lotta armata, la guerriglia urbana e ogni altra forma d’azione, in prigione, sono parte della lotta comune e del movimento per il rovesciamento del Capitale e dello Stato, per la Rivoluzione Sociale. Quelli che non usano questi criteri sono informatori e rinunciatari come Corcis che ha denunciato gli amici nel caso dell’organizzazione “17 Novembre” senza aver subito pressione, violenza e tortura e Giotopoulos che, davanti al tribunale, ha condannato le azioni dell’Organizzazione “17 Novembre”.
Perciò propongo la trasformazione dell’Assemblea sulle carceri di tipo C in un’iniziativa solidale per i prigionieri politici e i/le combattenti detenuti/e.
Non solo i prigionieri di lotta armata, ma anche per ogni forma di lotta. Le mobilitazioni solidali di quest’Assemblea è logico che includeranno nella loro attività quella riguardante le prigioni di tipo C.
È il momento di porre ogni amico e compagno di fronte alle proprie responsabilità e chiedergli di schierarsi esplicitamente sulla questione della solidarietà. Ogni sotterfugio mostra che la solidarietà non è un’arma, ma una parola vuota di contenuto. È già lettera morta. Così, invito tutti gli amici/che e compagni/e dentro e fuori le carceri a prendere una posizione e a dimostrarsi disponibili politicamente ad aprire un dialogo sulla proposta di creare un’Assemblea della solidarietà.
Se l’area anarchica/antiautoritaria volesse dimenticare prigionieri dello Stato e lasciarli semplicemente marcire in prigione, dimenticherebbe la lotta comune.
Nikos Maziotis
Membro di lotta Rivoluzionaria
Prigione di Diavata