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Solidarietà ai compagni sotto processo di Aquila
Solidarietà a tutti i compagni sotto processo per la manifestazione del 3 giugno 2007 a L'Aquila!
Esprimiamo la nostra solidarietà concreta e militante agli 11 compagni che il 16 novembre sono stati condannati dal tribunale dell’Aquila a due anni ciascuno per l’art 414 cpp comma 3 (istigazione a delinquere) in seguito alle denunce pervenute dopo la manifestazione del 3 giugno 2007 nella medesima città e conclusasi con un presidio sotto al carcere. La manifestazione è stata il frutto di un percorso di lotta contro il carcere e in particolare contro le sezioni speciali e il regime di 41 bis, cominciato sotto al carcere di Biella, Parma e poi L’Aquila. Il corteo, sfilato in una città totalmente deserta a causa del terrorismo mass-mediatico, creato ad arte dalla stampa di regime, ha espresso la propria solidarietà nei confronti della militante rivoluzionaria Nadia Lioce, detenuta a L’Aquila in 41 bis, il cosiddetto carcere duro.
La manifestazione ha espresso anche la solidarietà ai prigionieri politici comunisti e a tutti i prigionieri politici perché essi appartengono all’intero movimento rivoluzionario e di classe.
24 denunce, seguite da 11 condanne e un altro procedimento aperto in corso per altri compagni sono la chiara e lampante dimostrazione della natura puramente politica di questo accanimento repressivo.
Condannare per degli slogans ha il solo obiettivo di punire e spianare la strada a condanne per “reati ideologici”, introdotti dal regime fascista e sanciti dal codice Rocco.
Slogans del tipo “la fabbrica ci uccide, lo stato ci imprigiona, che cazzo ce ne frega di Biagi e di D’Antona” sono sempre stati patrimonio del movimento di classe. I lavoratori e i proletari hanno ben altri problemi da porsi e da risolvere: quelli prodotti dal peggioramento delle condizioni di vita, dai diritti attaccati e negati, dallo sfruttamento selvaggio, dal dilagare della precarietà e dallo stillicidio delle cosiddette “morti bianche” attraverso la Legge Biagi (nota come la legge 30). Hanno anche molti morti da piangere.
Lo Stato è colpevole ogni giorno di assassinii: sul luogo di lavoro, in carcere, nelle strade e nelle piazze.
Per tale ragione si è toccato un nervo scoperto dello Stato italiano oggi fortemente in crisi. La classe lavoratrice lo sa perché lo percepisce quotidianamente sulla propria pelle e, le sue punte più combattive e determinate che sempre più spesso subiscono la repressione e i licenziamenti, iniziano a capire cosa vuol dire prigionia politica.
Queste denunce, trasformatesi in condanne di primo grado, sono un pesante attacco alla pratica della solidarietà di classe, che non ha avuto precedenti del genere negli ultimi 20 anni! Lo Stato deve in tutti modi evitare che si solidarizzi con chi cerca di migliorare le condizioni di vita per tutti, peggiorate dall’avidità di pochi che detengono nelle loro mani i profitti ottenuti con il sudore degli operai. Non si deve diffondere il germe della solidarietà, perché questa nasce dalle lotte e le rafforza dando fiducia nella prospettiva di una reale possibilità di cambiamento.
Denunciamo anche, come questo sia il terzo episodio di solidarietà di classe attaccata nei primi mesi dopo l’operazione Tramonto. Subito dopo gli arresti del 12/02/07 quattro compagni di Milano vengono arrestati, processati e infine assolti per alcuni striscioni di solidarietà agli arrestati attaccati sui muri della città di Sesto S. Giovanni (Milano). Due compagni di Roma vengono anche loro accusati con l’art 414 c.p. per avere espresso con volantini e striscioni la solidarietà agli stessi compagni. Le denunce dell’Aquila seguono coerentemente l’attacco a questo filo rosso che si estende nei mesi allargando le maglie della solidarietà anche ad altri prigionieri rivoluzionari. Ciò che si è interposto a questo filone di inchieste è stato un cataclisma naturale, il terremoto nella città dell’Aquila, interrompendo e ritardando notevolmente lo svolgimento di questo processo e facendolo uscire dallo schema disegnato!
Il processo è stato inoltre suddiviso in due filoni, con due capi di imputazione distinti. Danneggiamento ed invasione di terreno per 13 compagni e apologia di reato per altri 11. Questa è una chiara manovra per dividere i compagni su un terreno di lotta in cui diverse realtà convergono tra loro. Un infame tentativo di depotenziare l’unità nella gestione processuale.
Ribadiamo ancora una volta che è fondamentale l’unità tra gli imputati e l’unità con il movimento di solidarietà all’esterno. Dove la borghesia divide, noi abbiamo il compito di unire! Questa è la nostra forza e la pratica lo ha sempre dimostrato!
Infine non ci stupiamo assolutamente del fatto che il 16 novembre 11 compagni vengono condannati a pene di 2 anni per alcuni slogans e il giorno dopo, il 17 novembre, i fascisti responsabili della strage di Stato di Brescia vengono definitivamente assolti! Ancora una volta si può notare il ruolo servo della magistratura che assolve lo Stato dalle sue nefandezze e condanna chi alza la testa per lottare! Anche questo è funzionale al percorso di stravolgimento totale della memoria storica del nostro paese!
Così come sono, e sicuramente resteranno totalmente impuniti, gli speculatori che prima hanno causato la morte di molte persone (vedi il crollo della Casa dello Studente) e poi si sono arricchiti sulle tasche dei terremotati di L’Aquila!
Questa sentenza non deve passare sotto silenzio!
Come compagne/i per la costruzione del Soccorso Rosso in Italia (cccpsri) esprimiamo la nostra solidarietà a tutti e 10 i compagni condannati e alla compagna attiva proprio nell’attività del cccpsri. Mettiamo a disposizione di tutti l’esperienza accumulata in questi anni, anche con il grosso lavoro fatto per la conferenza di giugno 2010 sul processo politico, che ha visto la partecipazione di numerosi compagni e avvocati.
Rilanciamo la necessità di rispondere con la lotta, con iniziative e con la costruzione di percorsi di solidarietà agli imputati/condannati. In particolare sosteniamo la proposta di ricostruire dei percorsi che riprendano la solidarietà di classe ai rivoluzionari e che denuncino la tortura del 41 bis, per rafforzare la solidarietà ai compagni sotto processo.
No al 41 bis, strumento per l'annientamento dell'identità politica dei rivoluzionari prigionieri!
La solidarietà è un'arma, usiamola!
Compagne/i per la costruzione del Soccorso Rosso in Italia
Novembre 2010 – cccpsri1@gmail.com