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Aggiornamenti dal processo del 10 giugno
Mini report 25 gennaio 2011: La prima parte della nona udienza si è consumata nelle richieste da parte dei pm di far entrare nel procedimento ‘nuovo’ materiale probatorio su cui la corte si è riservata di decidere.
Il meccanismo che prevale viene spiegato bene da un avvocato della difesa: questo è un processo in progress ovvero ogni volta che ai pm Erminio Amelio e Luca Tescaroli viene in mente di utilizzare un nuovo elemento che avalli la loro linea, lo presentano in aula e, in un modo o nell’altro, cercano e riescono a farlo entrare nel dibattimento. A discapito delle regole di procedura a cui si richiamano solo quando non giovano loro e di qualsiasi ragionamento lineare sull’accertamento dei fatti.
Peraltro, anche questa volta, molti dei materiali presentati aggiungono elementi non tanto probatori quanto pregiudiziali, come un documento ritrovato in possesso di Morandi firmato dagli Organismi Rivoluzionari Combattenti oppure la richiesta di una ulteriore perizia sulle armi.
Quando la difesa smonta le idee portate avanti dalla accusa, ecco che l’accusa presenta nuove prove a suo favore. questo meccanismo potrà avere fine solo alla fine del processo.
In seguito si sono avvicendanti come testimoni gli uomini della digos di Genova: La Rosa, Benedetti e Basile.
I testi hanno riferito sui pedinamenti che hanno eseguito nei confronti di alcuni imputati, senza esimersi dal fare commenti sulla condotta politica di questi stessi imputati, e, sempre e come al solito, descrivendo un viaggio, un pranzo, una vacanza con la famiglia, le frequentazioni e anche alcuni gesti che riguardano la sfera personale dei compagni come parte di un disegno più complesso di intrighi e di cospirazione, come se la mera descrizione di un fatto non fosse sufficiente a giustificare la linea dell’accusa. Sembra essere necessario aggiungere elementi che esulano dall’inchiesta, ma che forniscono il quadro su cui l’inchiesta stessa si fonda.
L’ispettore Provenza della digos di Roma ha invece riferito sul materiale informatico, rimarcando, per l’ennesima volta, come elemento probante della pericolosità degli imputati il possesso di alcuni programmi come PGP o Winrar, anche se mai installati o utilizzati. E la situazione peggiora se per caso i computer risultano poco utilizzati. Insomma dal momento che i controllori sanno cosa trovare, il dato o la sua assenza vengono sempre inquadrati nel pieno rispetto delle loro aspettative.
Tuttavia alcuni elementi interessanti sono emersi dalle arroganti parole dei digos e dai quali diventa sempre più evidente l’atteggiamento della legge al di sopra della legge stessa.
In una testimonianza si è fatto riferimento all’esistenza di intercettazioni preventive, cosa che ha fatto impallidire la corte, presieduta da Anna Argento, che si è resa immediatamente conto dell’insostenibilità di un’affermazione di quel tipo dentro ad un tribunale ed è corsa ai ripari fornendo una giustificazione al testimone sbadato.
E ancora, gli avvocati difensori si sono accorti che fino a quel momento alcuni agenti, testi dell’accusa, per poter rispondere alle domande loro rivolte, hanno fatto ampiamente uso di informative di cui non sono estensori (la cosa non sarebbe consentita in quanto il testimone può attingere solo alla sua esperienza e non alle notizie rielaborate da altri); di contro, i reali estensori non sono stati sottoposti ad un interrogatorio specifico sulle informazioni da loro riportate perché solo i pm erano a conoscenza del fatto che la firma in calce ai documenti della digos non corrispondesse effettivamente all’autore. La corte si è espressa a favore dell’accusa.
L’udienza si è quindi conclusa con un’estenuante dissertazione su PGP, ammantando questo programma freeware e scaricabile da internet di un alone di pericolosità e di mistero che è davvero difficile da credere.
La prossima seduta è fissata per il 17 febbraio e, nonostante il breve tempo di attesa, i compagni detenuti sono stati trasferiti da Viterbo a Siano nei primi giorni del mese.