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Rilanciare la mobilitazione contro il 41bis
l 3 giugno 2007 si è svolta a L'Aquila una manifestazione contro il barbaro regime carcerario del 41 bis, il cosiddetto carcere duro, che dal 2005 è stato applicato a 5 rivoluzionari prigionieri (tra cui la compagna Diana Blefari).
La manifestazione aveva l'intenzione di denunciare per le vie della città le condizioni in cui versano i detenuti del carcere de L'Aquila, in particolare della compagna Nadia Lioce tutt'ora in isolamento totale per l'applicazione del 41 bis, per poi terminare con un caloroso saluto sotto le mura del carcere. Il regime di 41 bis è stato recentemente inasprito attraverso l'approvazione del "pacchetto sicurezza", tra le varie restrizioni: i colloqui sono ridotti da due ad uno al mese, che viene videoregistrato, al massimo 4 persone all'aria contemporaneamente e per due ore soltanto, ma soprattutto chi consentirà ad un detenuto in regime di 41 bis di "comunicare con altri" sarà punito con la reclusione, che per gli avvocati andrà da due a cinque anni.
La macchina repressiva dello Stato, volta a criminalizzare la solidarietà con i detenuti, cercò in tutti i modi già nelle settimane precedenti di indebolire e contrastare la realizzazione del corteo: con la servile complicità dei media, che dipinsero i manifestanti come "orde barbariche" pronti ad invadere la città, si costrinsero i cittadini de L'Aquila a rimanere in casa e a chiudere bar e negozi.
Il tentativo di creare terreno bruciato attorno al corteo non sortì l'effetto sperato, infatti molti studenti e cittadini erano presenti ai bordi delle strade per nulla intimoriti dal terrore mediatico.
Nei giorni subito successivi si scatenò una particolare caccia alle streghe da parte di stampa e TV, che terminò puntualmente con indagini e 24 denunce.
Questo ennesimo attacco repressivo si colloca in un periodo caratterizzato da numerose inchieste e diversi arresti di compagni, ad esempio pochi mesi dopo il blitz poliziesco del 12 febbraio 2007, e di conseguenza di uno sviluppo della pratica della solidarietà e della lotta contro il carcere imperialista da parte del movimento. Queste denunce mirano chiaramente a colpire la solidarietà nei confronti dei compagni prigionieri e dimostrano come non sia tollerata alcuna forma di appoggio e sostegno a chi incarna una chiara prospettiva rivoluzionaria, per paura che questa possa diffondersi tra i proletari come un germe che attacca il corpo dello Stato e il suo dominio (la stessa accusa di apologia di reato per alcuni slogans lanciati durante la manifestazione ne è un chiaro esempio). Così, nell'intento di dividere e indebolire la forza e l'unità della solidarietà si promuove l'equazione "manifestanti = fiancheggiatori del terrorismo".
Lo stesso iter giudiziario del processo che inizierà dimostra il tentativo di minare la solidarietà: i compagni sono stati divisi in due procedimenti differenti in base ai due diversi capi d'accusa, danneggiamento e apologia di reato, ma in realtà la magistratura sembra aver operato una distinzione in base all'identità politica di provenienza dei manifestanti, tra i compagni dell'area anarchica e i compagni comunisti, con l'obbiettivo di dividere delle realtà che negli anni si sono organizzate insieme per denunciare e contrastare l'innalzamento del livello repressivo messo in atto dallo Stato con continui sgomberi, inchieste, denunce e arresti.
Ora, a quasi tre anni da quella manifestazione, inizierà il processo. Per il secondo procedimento (che contesta l'apologia di reato) ci sarà l'udienza preliminare il 29 marzo e si deciderà l'eventuale rinvio a giudizio. Non sarà un altro processo a zittirci e a dividerci, anzi proprio di fronte all'ennesimo accanimento repressivo rilanciamo con forza la necessità di contrastare le continue divisioni, che poi lo Stato applica anche dentro le mura delle galere attraverso la logica della differenziazione, con l'unità! Rilanciamo anche l'importanza di costruire la solidarietà nei confronti dei compagni ancora in carcere e di continuare a lottare per l'abolizione del 41 bis, delle sezioni di Alta Sorveglianza, delle carceri confino e contro la differenziazione e l'isolamento carcerario.
Seguiranno ulteriori aggiornamenti.
No al 41 bis!
La solidarietà non si processa!
Libertà per tutti i rivoluzionari!
Alcuni imputati dell'inchiesta
Padova, marzo 2010